Breve panoramica:
La “Legionella Pneumophila” è un batterio che vive fino a 55 gradi in ambienti acquatici come tubature, piscine, acque termali, serbatoi d’acqua e fontane. L’habitat ideale della legionella, pertanto, è rappresentato da serbatoi artificiali (acqua condotta cittadina, impianti idrici, piscine ecc..): in essi può proliferare arrivando a “concentrazioni” molto alte e rischiose.
🚹 Nell’uomo l’infezione si sviluppa nei polmoni, attraverso un’esposizione per via aerea che porta a polmonite, febbre con respirazione difficoltosa e dolorosa.
Le possibili vie di trasmissione sono:
– via respiratoria mediante inalazione di aerosol (come per esempio durante una doccia o esposizione a fontane pubbliche, attraverso goccioline di liquido trasportate dall’aria)
– dimensioni delle gocce dell’aerosol da 1 a 5 micron (arrivano più facilmente alle basse vie respiratorie – alveoli polmonari)
☠ Tasso di mortalità: dal 12 al 50%!
⚠ Le condizioni che promuovono lo sviluppo della Legionella sono:
– temperatura (intervallo 25-55°C);
– umidità dell’aria: > 65%;
– presenza di sistemi in ricircolo, come quelli degli ospedali, case di cura, alberghi, carceri;
– usura dei preparatori d’acqua calda: presenza di incrostazioni o
depositi di corrosione (micronutrienti, struttura porosa);
– tubazioni terminali e rami morti, che favoriscono il ristagno dell’acqua;
– mancanza di un idoneo trattamento dell’acqua, con presenza di incrostazioni, corrosioni e biofilm.
👨⚕️ Prevenzione e controllo:
Il documento “Linee guida per la prevenzione e il controllo della Legionellosi” è stato aggiornato nel maggio del 2015 dal Ministero della Salute. Questo documento, completo e articolato, è oggi un punto di riferimento per tutti gli operatori del settore: responsabili delle strutture, direttori sanitari, medici, aziende sanitarie, uffici tecnici, consulenti e studi di progettazione, manutentori e installatori. Tutte queste figure sono chiamate a vario titolo a confrontarsi con il problema della Legionella all’interno degli impianti idrici e con la necessità di ridurre al minimo i rischi di infezione.
METODI CHIMICI E FISICI PER IL CONTROLLO DELLA CONTAMINAZIONE
Definire quale sia il metodo più appropriato all’impianto idrico da proteggere è una scelta talvolta complicata a causa di diversi fattori.
Comunque elenchiamo di seguito quelli più comunemente utilizzati evidenziandone, sulla base dell’esperienza, il risultato finale:
- Mantenimento della temperatura ›50°C
- Non elimina la legionella
- Non sempre applicabile
- Contrario al regolamento sul risparmio energetico D.P.R. 412/9
- Incrostazione più rapida delle reti di distribuzione e dei terminali
- Azione corrosiva nel bollitore e nella rete
- Shock termico
- Necessita di interventi frequenti
- Ricrescita batterica nel periodo tra due risanamenti
- Non sempre applicabile
- Richiede tempo e personale per il controllo della temperatura (rischio ustioni)
- Innesca processi di incrostazione e corrosione
- Aumenta il costo di manutenzione degli impianti
- Non sanifica i tratti terminali
- Iperclorazione shock e/o continua
- Necessita di interventi frequenti
- Ricrescita batterica nel periodo tra due risanamenti
- L’azione disinfettante è minima al di sopra dei 30°C
- Efficacia limitata sul biofilm
- Formazione di sottoprodotti della clorazione (THM)
- Concentrazione di cloro non compatibile con lo standard sull’acqua potabile
- Forte azione corrosiva
- Utilizzo dei raggi UV
- La disinfezione è limitata alle colonie circolanti
- Mancanza di protezione residua
- Richiede un adeguato trattamento dell’acqua
- Ideale come complemento per un sistema più efficace
- Ultrafiltrazione
- Efficace barriera fisica ma agisce solamente sul punto di utilizzo
- Non protegge la rete di distribuzione
- Necessita di sostituzioni frequenti
- Estremamente costoso
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